martedì 30 dicembre 2008

31 dicembre: è il mio compleanno

stasera sono felice perchè ho passato il mio compleanno con due vere amiche (cazzo, non è mica poco!). Mi hanno dimostrato il loro affetto e io non posso che ritenermi fortunata. Domani partirò per la montagna e me ne andrò in mezzo alla neve..cosa posso desiderare di più...mi hanno regalato musica e neve, magia e amicizia. ora vado a letto perchè sono tanto stanca. Ho un anno in più e il mio sorriso non mi abbandona.la fine dell'anno è vicina, il freddo si fa gelo, l'essenza profonda delle cose si svela se hai coraggio di guardare fino in fondo. Buon anno a tutti e non dimenticate la neve...

sabato 27 dicembre 2008

Lulù l'angelo tra i fiori - 49 - Il fiore dei sette colori (2° parte)

Questo è dedicato a tutti quelli che, come me, negli anni 80 guardavano questo splendido e magico cartone e hanno imparato da Lulù la sincerità, la semplicità, la voglia di scoprire il mondo, la ricerca della purezza e il sogno dell'amore eterno...

Tori Amos - Spark

lunedì 15 dicembre 2008

burn out

voglio leggerezza, stammi vicino, dimmi sempre queste belle frasi, non lasciarti bruciare, non lasciarti annegare da te stesso. voglio leggerezza, stammi vicino e costruirò un castello di gioia solo per noi. Voglio leggerezza e freschezza, non lasciarti bruciare, non lasciarmi annegare.

venerdì 28 novembre 2008

Regina d'Inverno (parte seconda).




Perchè amo tanto la neve? Perchè voglio (vorrei) farmi un tatuaggio con il cristallo di neve? Perchè amo la purezza, ma non solo, perchè amo la delicatezza e la dolcezza che esprime, ma allo stesso tempo la perfezione geometrica, l'unicità, e in un certo senso la severità, la durezza che contiene. Amo la neve perchè mi sento simile a lei, perchè l'inverno è la mia stagione, il momento in cui vengono fuori le parti di me che mi caratterizzano di più: chiusura in me stessa, allontanamento dagli altri, rifugio nel calore e nelle cose essenziali, fantasia, infantilismo, ricerca di protezione e stabilità...sento che qualcosa di prezioso si cela in me, ma sento spesso che non riesco a trasmetterlo, ad esprimerlo veramente, sono un Capricorno o no? Spesso le delusioni del reale mi portano a fare un passo indietro verso me stessa e dopo una giornata intera in cui ho dovuto confrontarmi con tante situazione e tante persone diverse, mi viene proprio voglia di starmene per conto mio, ricerco la solitudine e posso sembrare scontrosa...più aumenta il freddo e più mi chiudo in un mondo segreto e sento che gli altri possono solo fraintendere chi sono e cosa penso. In questi giorni il freddo mi entra nelle ossa, mi sento come aggredita e l'umidità della pioggia s'insinua nelle mie estremità..sono una freddolosa patologica e desidero il calore di una coperta e l'accoglienza del silenzio...una persona eletta può stare accanto a me, nel mio regno di ghiaccio e riscaldare come può e riscaldare come sa.....

lunedì 24 novembre 2008

Messaggi dall'acqua



"Ogni cristallo d'acqua porta in sé un'informazione.
Più precisamente, la geometria del cristallo è l'informazione stessa che si cristallizza. L'acqua, attraverso la creazione e la contemplazione dei suoi cristalli, rende possibile un dialogo con l'uomo, elevando la sua consapevolezza."



L'acqua è vita, l'acqua purifica, nutre, rivitalizza. L'acqua compone in
una percentuale del 95% l'uovo umano fecondato, e per il 70% il corpo
umano. 70% è anche la percentuale dell'acqua che compone la Terra,
tant'è vero che il nostro Pianeta viene anche chiamato 'Pianeta d'Acqua'.
L'uomo, come microcosmo, si rispecchia nel pianeta visto come
macrocosmo. La mancanza di acqua determina la morte, sia per l' uno
che per l'altro. L'acqua però non è tutta uguale. Solo nel nostro Paese
le ricerche chimiche hanno individuato circa duecentosessanta tipi di
acque minerali, diverse per caratteristiche chimicho-fisiche.
L'acqua è composta da cristalli diversi tra di loro a seconda della
provenienza, i quali possono mutare aspetto influenzati da pensieri
o parole.
Per poter arrivare a fotografare un cristallo 'medio', gli studiosi hanno
dovuto fotografare molti campioni d'acqua in tutte le condizioni pensabili
e si è arrivati all'affermazione conclusiva che è letteralmente impossibile
riprodurre due volte lo stesso cristallo.
Lo scienziato e ricercatore giapponese Masaru Emoto ha studiato una
tecnica per fotografare i cristalli d'acqua ed è giunto alla conclusione che
essi sono un prezioso supporto di informazioni energetiche, modificabili
quindi attraverso l'energia stessa.
Emoto ha cominciato le sue ricerche nel 1984 insieme al dott. Lee
Lorenzen, biochimico studioso dell'acqua e inventore della Magnetic
Resonance Water (Acqua di Risonanza Magnetica), cioè acqua
energizzata avente effetti terapeutici. Affascinato da questa scoperta, ha
voluto fotografare ed analizzare molteplici tipologie d'acqua provenienti
dai rubinetti di tutto il mondo, dai ruscelli, dai mari, dai laghi e persino
dagli stagni e dalle fogne.
Ha potuto fare ciò attraverso un'innovativa e modernissima tecnica di
refrigeramento e di successiva fotografia dei cristalli ghiacciati d'acqua.
I risultati sono stati del tutto inaspettati e staordinari. Incredibili sono
le differenze dei cristalli d'acqua a seconda della loro provenienza: i
cristalli provenienti dalle sorgenti appaiono vivi e con forme meravigliose;
quelli provenienti dalle reti idriche appaiono 'spenti', brutti da vedersi,
senza vita. Non solo. Le vibrazioni energetiche date dalla musica, dai
colori e dai pensieri, mutano la struttura molecolare e il reticolo cristallino
dell'acqua la quale, essendo formata da atomi è essa stessa energia.
I cristalli d'acqua modificano la loro forma geometrica. Essi sembrano
così dare forma ai pensieri positivi o negativi espressi. Incredibile a dirsi,
ma reale e provato attraverso fotografie e filmati, l'acqua trattata con parole,
musiche epensieri positivi forma cristalli bellissimi, simili a quelli della
neve; forme buttr e amorfe sono invece create da parole, musiche e
pensieri negativi. In quattro anni e mezzo, Masaru Emoto ha fotografato
ed archiviato circa 10.000 fotografie. Più di 200 immagini di cristalli di
provenienza diversa e 'caricati' energeticamente in diversa maniera, sono
state raccolte nell'opera The message from water, di Masaru Emoto,
pubblicato da Hado Kyoikusha, disponibile anche in lingua italiana.
Giuseppe Zanella
con Masaru Emoto e la
moglie.
Sala Bonola,
Milano, 26/11/2001


Lunedì 24 novembre 2008 20:05

giovedì 20 novembre 2008

The Cardigans - My Favourite Game [Uncensored]

una bella immagine, stranamente confortante: io contro tutti, vado a dritto come una matta, sbaraglio tutti, provoco danni e rimango indifferente. Il contrario di ciò che faccio normalmente, di ciò che sono,è per questo che mi attrae???? Ma io chi sono? Io sono?

venerdì 14 novembre 2008

Fortunata

Questa mattina mi sono svegliata insieme a te che, prima di andar via, mi hai riempito di tanti piccoli baci....

Romeo and Juliet. [Desiree - Kissing You.]

Il mio cuore aveva mai amato? Occhi rinnegatelo perchè non avava mai visto la bellezza fino ad ora....

William Shakespeare

mercoledì 12 novembre 2008

La poesia che non ho scritto



Ecco la poesia che volevo scrivere
prima, ma non l'ho scritta
perchè ti ho sentita muoverti.
Stavo ripensando
a quella prima mattina a Zurigo.
Quando ci siamo svegliati prima dell'alba.
Per un attimo disorientati. Ma poi siamo
usciti sul balcone che dominava
il fiume e la città vecchia.
E siamo rimasti lì senza parlare.
Nudi. A osservare il cielo schiarirsi.
Così felici ed emozionati. Come se
fossimo stati messi lì
proprio in quel momento.

Raymond Carver

martedì 11 novembre 2008

Novembre



Conoscete un mese più triste di Novembre? La malinconia è una vena porpurea che sale dentro di me come un ramo secco e arido che cerca la vita.
La gioia e l'entusiasmo, in questi giorni sono solo ricordi. La mia anima in questi giorni è annebbiata come lo è il mio ottimismo e la mia fiducia. Mi rimangono solo i miei obiettivi, mi rimane solo la mia lotta per raggiungerli, e nel mezzo di tanti impegni che mi riempiono le giornate, non ho un momento per me. Non ho un momento per fermarmi e fermare tutto. Sono settimane impegnative, buie, quelle di Novembre, di un buio che ti aspettavi ma che ogni volta ti colpisce come un macigno. Sento che ogni persona che mi circonda sta male. Vive nel malessere e ci marcia dentro, oppure ne è costretto. Mi piacerebbe vedere persone sorridenti, serene, essere corcondata da volti positivi che mi introducono in una nuova giornata, che mi fanno alzare dal letto e mi portano con sè, contagiandomi e facendomi tornare il sorriso. Quello vero, quello mio, di ragazza rimasta bambina. Oppure quella bambina non c'è più?.......

giovedì 30 ottobre 2008

La gioia di Dioniso

« Dobbiamo, di tanto in tanto, riposarci dal peso di noi stessi, volgendo lo sguardo là in basso su di noi, ridendo e piangendo su noi stessi da una distanza di artisti: dobbiamo scoprire l'eroe e anche il giullare che si cela nella nostra passione della conoscenza, dobbiamo, qualche volta, rallegrarci della nostra follia per poter stare contenti della nostra saggezza! »

(F. Nietzsche, La gaia scienza)

lunedì 27 ottobre 2008

Disprezzo e caos



" Io amo gli uomini del grande disprezzo, perchè essi sono anche gli uomini della grande venerazione e frecce che anelano all'altra riva".

" Io vi dico: bisogna avere ancora un caos dentro di sè per partorire una stella danzante".

"Così parlò Zarathustra", Friedrich Nietzsche

lunedì 20 ottobre 2008

Confondersi

E' tutto qui:
confondersi
mentre si abbracciano
le ombre dei nostri respiri.

Comprendere è solo comprenderti,
nell'istante in cui,
tutto ha solo un senso
senza peso.

Il tuo corpo è arreso
nell'istante in cui,
c'è solo un mondo altrove.
Nell'istante in cui,
io sono il mare in te.

Muriel

venerdì 17 ottobre 2008

Nei tuoi occhi

Buongiorno a tutti!!!Tra poco me ne vado, alzo le tende, cancello tutto per tre giorni, me la godo alle terme! Viaggio, fuggo via e chi s'è visto s'è visto!Tra poco ce ne andiamo, saltiamo in macchina e partiamo, io e te.

"Nei tuoi occhi i miei sogni esplodono".

giovedì 16 ottobre 2008

MANHATTAN DI NOTTE

Le cose non riescono a trattenere i colori
Dentro questa foto gli oggetti sono solo macchie
incerte
dai colori differenti
Non c'è nessuno dentro queste stanze illuminate
dentro questo poster 'Manhattan Di Notte'
che nasconde l'interno della cucina di un ristorante cinese
Non si vedono segretarie
nè uomini d'affari
fattorini
nessuno
E'così che si può immaginare la fine di tutto
Interni vuoti
armadi a muro
Ordine nelle cose
Tutto è immobile
Resta la luce elettrica
a confinare la notte fuori dalle vetrate
ancora per qualche ora

Massimo Volume (Da qui)

LA NOTTE DELL'11 OTTOBRE

Improvvisamente stanotte
la stanza s'è riempita dei miei amici d'infanzia
Ognuno di loro teneva con una mano
quello che restava dell'altro braccio
amputato fino al gomito
Immobili
tenevano lo sguardo rivolto verso il soffitto
la bocca spalancata
Qualcosa in quella scena sembrava accusarmi
Sono io la causa di tutto questo?
Ho avuto paura e ho cercato numeri di telefono
ma le cifre sbiadivano sotto i miei occhi
e ogni numero era occupato
e ogni numero era sbagliato
Nudo
ho premuto il mio corpo contro il vetro della finestra
affacciata su troppa notte
credendo che tutto questo non avrebbe mai avuto fine
Bologna
la notte dell'11 ottobre

Massimo Volume (da Lungo i Bordi)

Explosions In The Sky - Six Days At The Bottom Of The Ocean

Ed è subito sera. Ognuno sta solo sul cuor della terra trafitto da un raggio di sole: ed è subito sera.

Massimo Volume - Meglio di uno specchio

Massimo Volume

4 DICEMBRE 2008 AUDITORIUM FLOG (FI)

Scorciatoie rock per la letteratura
di Giuseppe Pias

Nel breve arco di quattro dischi, i Massimo Volume hanno marchiato a fuoco il rock alternativo italiano. La loro peculiarità, rispetto agli altri campioni del "made in Italy" anni 90, è una narrazione tout court, cruda e diretta, che affida a brevi tratteggi la definizione di una vita. Storia di un'avventura in bilico tra (post)rock e letteratura




MASSIMO VOLUME



Stanze (Underground, 1993) 7,5

Lungo i bordi (Wea, 1995) 8,5

Da Qui (Mescal, 1997) 8

Club Privè (Mescal, 1999) 6,5



EL MUNIRIA



Stanza 218 (Homesleep, 2004)



Un approccio differente

Il periodo 1993-1995 è stato molto fecondo per la scena indipendente italiana: sono usciti dischi che hanno ridisegnato il panorama musicale, aggiornando il linguaggio rock autoctono con risultati spesso interessanti quando non eccellenti. Sono infatti di quegli anni opere come il debutto dei Csi (gli ex-Cccp ora più gruppo e meno performance), la svolta in lingua italiana degli Afterhours con il formidabile "Germi", i debutti di Marlene Kuntz, Almamegretta, La Crus, etc. Tutti importanti, per un motivo o per l'altro, e soprattutto vere e proprie iniezioni di nuova linfa vitale nel rock "all'italiana". La maggior parte di questi gruppi e autori suona tuttora, in alcuni casi anche con buone soddisfazioni dal punto di vista delle vendite, come nel caso di Marlene Kuntz e Afterhours. Vi è poi un altro gruppo esordiente in quegli anni, apparentemente minore, che non è sopravvissuto al riflusso, o meglio all'assorbimento da parte dell'establishment di quei nomi e di quelle proposte, ma che è riuscito quanto e più degli altri a colpire il pubblico per la sua originalità e grande capacità espressiva, per il suo incarnare con un suono e una voce unici il malessere presente dietro tante esistenze quotidiane. Questo gruppo, destinato a restare nella memoria degli appassionati della musica più sincera e incompromissoria, si chiamava Massimo Volume.

"Era il 1991, al tempo provavamo in cantina con un'attrezzatura infame, avevamo solo due vecchi amplificatori, così per poter sentire il suono dicevamo in continuazione: Massimo volume, alza al massimo volume".

In quella cantina, a Bologna, si trovavano a provare Emidio Clementi, Vittoria Burattini, Umberto Palazzo, Gabriele Ceci. Una compagnia composta da un transfuga da San Benedetto del Tronto, girovago inquieto, con l'ossessione della scrittura (Clementi), un rocker che si era fatto le ossa in un precedente progetto, gli Allison Run (Umberto Palazzo), una batterista donna che all'occorrenza canta (la Burattini), e un chitarrista di buon livello (Gabriele Ceci).
La carriera dei Massimo Volume evidenzia come il gruppo sia riuscito, nel breve arco di quattro dischi, a imporre un suo discorso personale in virtù di una felicissima fusione di svariati talenti, saldata da una perseveranza e una chiarezza di obiettivi che ha permesso loro di creare dischi autenticamente innovativi ed espressivi. Quel che più colpisce, nel riascoltare a posteriori il lascito musicale del gruppo, è il grande coraggio, la totale estraneità a una scena musicale come quella emersa in quel triennio famoso, già di per sé autonoma e slegata da considerazioni troppo commerciali, e la forte personalità.

Un demotape inciso nel 1992, ora praticamente introvabile, è la prima uscita ufficiale del gruppo, e presenta un suono acerbo e crudo, un rock distorto, cupo e ossessivo, ma già foriero di interessanti direzioni: soprattutto mostra quanto fosse difficile l'amalgamarsi del canto di Umberto Palazzo, più vicino a certo spirito indie convenzionale, con la voce di Clementi che si limitava a recitare i testi. Dopo un poco, Umberto Palazzo lascerà il gruppo, non senza contrasti; è verosimile che la presenza di due modi così diversi di intendere la voce, e di conseguenza l'impostazione musicale tout court, fosse impossibile da gestire in modo accettabile. La decisione del gruppo di proseguire con il solo Clementi sarà un passo fondamentale per il progresso del progetto musicale, progresso che avrà il definitivo compimento con l'ingresso del chitarrista Egle Sommacal, al tempo studente al Dams, e già dotato di notevole tecnica. Così il gruppo è definito nel suo nucleo sostanziale: Vittoria è il supporto ritmico vivace e fantasioso, soprattutto dopo che alleggerirà le sue trame in favore di una maggiore versatilità nei ritmi. Egle è la chitarra principe, capace di svisate noise, riff tenaci e incisivi, ma anche di raffinati preziosismi e assoli liquidi ed evocativi. Emidio mette di suo, oltre al basso, la voce e i testi: la pietra dello scandalo. L'uso del recitato in luogo del canto è una scommessa rischiosa, dettata dalle evidenti mancanze (Emidio non sa cantare), che si rivelerà in realtà vincente sin dal primo prodotto a lunga distanza.
Riguardo al contenuto testuale, va qui aperta una breve parentesi. Tra i gruppi usciti in quel triennio, la stragrande maggioranza di costoro ha avuto sin dall'inizio una particolare attenzione ai testi. Gli esempi più importanti sono rappresentati dai Csi, in cui Ferretti ha diluito la sua vena poetica, feroce ed essenziale nei precedenti Cccp, in quadri più ampi, senza perdere nulla della potenza evocativa. Anche gli Afterhours sono molto interessanti, soprattutto per l'uso del cut-up da parte del cantante e autore Manuel Agnelli, con brevi frasi mischiate tra loro, a produrre un senso generale che si intuisce più che capire, attraverso un registro che vira in genere sul grottesco e sullo sberleffo amaro. Degni di nota anche i testi di Marlene Kuntz e La Crus, per quanto, specialmente nei primi, si tenda a volte a una scelta lessicale troppo elaborata, quasi artificiosa. In tutto questo, i Massimo Volume vanno in una direzione totalmente diversa: viene infatti privilegiata la narrazione tout court, cruda e diretta, che affida a brevi tratteggi la definizione di una vita, di un ricordo, di un particolare stato d'animo, ma più con la forma di prosa, anziché di "poesia". Il lessico è quello comune, ma ogni singola parola è perfettamente bilanciata e precisa. Inoltre, è spesso usata la prima persona singolare, come se Emidio Clementi raccontasse eventi a lui accaduti (cosa in parte vera): vengono accennati personaggi e situazioni che ricorrono disco dopo disco, a ricostruire il racconto di una vita, un espediente questo decisamente letterario. Anche i detrattori del gruppo non possono non riconoscere l'alto valore di ciò che vien detto in quei brani, e va da sé che l'unione di quei testi con quella musica ha effetti deflagranti.
Il gruppo viene messo sotto contratto presso la minuscola etichetta di Bologna Underground Records, e nel 1993 esce il primo disco, Stanze.

Pensieri che non riesci a trattenere

Registrato in soli tre giorni, Stanze ha un impatto dirompente. Su una base ritmica dura, quasi post-hardcore, irrompono le chitarre noise e il recitato di Emidio. Le influenze dichiarate sono Sonic Youth e Fugazi, ma il sapore è diverso, in virtù delle doti affabulatorie della voce. Il disco è più vario di quello che sembra a un primo ascolto: le chitarre di Egle e Gabriele, ad esempio, passano da riff taglienti a deliri noise, incrociandosi o unendo i propri sforzi in deraglianti treni sonori. La batteria (e il basso, ma in misura meno evidente) regge il ritmo macinando pestate su pestate, con toni ossessivi che ben rendono il clima generale, tranne che in alcune tracce, dove diventa sottofondo ipnotico o tribale. Emidio, circondato da questo inferno sonoro, si limita a declamare, e in alcuni punti a urlare, le sue storie di vite urbane così misere da destare fastidio e insofferenza. Si parla di sfoghi pregni di nichilismo totale ("Giorni", "Stanze"), intensissime rievocazioni di eventi passati, che hanno lasciato tracce indelebili pur nella loro sostanziale insulsaggine ("Ronald, Tomas e io"), narrazioni di eventi quotidiani che lasciano trasparire il vuoto di esistenze schiacciate da gesti ripetuti sino alla nausea ("In nome di Dio", quest'ultima affine al minimalismo letterario alla Raymond Carver).
Insomma, si tratta di un gran debutto, al quale nuocciono un poco talune ingenuità nell'uso delle voci e certe architetture musicali troppo semplificate. In realtà, si tratta solo di rifinire, perché il progetto è già definito nella sue varie parti, e le liriche di Clementi sono già compatte, lucide e taglienti. E comunque, nel livello generale davvero buono, almeno due brani spiccano per la loro eccezionalità. Si trovano nel cuore del disco, un poco oltre metà. "Ororo" nasce dalle ceneri del precedente "Vedute dallo spazio": un poderoso riff iniziale di basso e la batteria sostenuta fanno posto a una travolgente cavalcata elettrica, in cui si erge come un oratore invasato il deliquio di Clementi, poi trasfigurato in quella che appare una vera e propria dichiarazione di intenti di sé e del gruppo, per concludere in un'orgia dissonante di chitarre. Una volta esaurito il fuoco, poi… Alessandro tiene un diario. Il ticchettio della batteria e un circolare, ipnotico, susseguirsi di note di chitarra reggono la descrizione, in gesti ossessivi, della vita di un disagiato mentale visto dal di dentro; quando poi la musica esplode all'improvviso, c'è un urto, un qualcosa che si spezza, si apre dentro. "Alessandro" è probabilmente il capolavoro dei Massimo Volume, nonché una delle più drammatiche, intense, pure canzoni mai scritte in Italia. Si osserva senza giudicare, si rende il senso di un esistenza in quattro minuti scarsi. Le parole scavano e creano una vita, ne delimitano le sue forme e i suoi movimenti più importanti. Un brano essenziale, in tutti i significati del termine, e una dimostrazione di maturità senza paragoni.

L'autoconsapevolezza nella sofferenza

L'ultimo brano di Stanze è "Cinque strade". In pratica è il testo di una canzone del 1983 (il tappeto musicale è totalmente differente), ad opera di Faust'o, vecchia gloria dimenticata della prima stagione new wave italiana. Non è questo il luogo deputato per parlare di Faust'o (ovvero Fausto Rossi), se non per dire che è stato un artista coraggioso e originale, capace di fondere i suoi amori (Beatles, Bowie, Ultravox tra gli altri) in canzoni fresche di stampo new wave con testi graffianti e ironici, ma anche, come testimonia proprio l'album del 1983, di usare una sorta di scrittura automatica con libere associazioni, apparentemente insensata eppure di grande impatto. Faust'o è un idolo riconosciuto dei Massimo Volume, ed è affidata a lui la produzione del disco successivo a Stanze. Va detto che non tutto va per il verso giusto, e l'uomo abbandona la console prima di terminare il disco (diverse idee sul trattamento delle voci, questa è la giustificazione), anche se il suo nome comunque appare nei credits del disco, che esce nel 1995 e ha per titolo Lungo i bordi.
Nel frattempo cosa è successo? È successo che Stanze ha riscosso un successo straordinario a livello di critica, acclamato come un capolavoro, un punto di riferimento, e, considerando le condizioni in cui è uscito, è proprio un risultato eccellente. Il clamore è tale che il gruppo viene scritturato addirittura da una major, la Wea, e si trova nelle condizioni ideali per poter approfondire il suo personale percorso.

Lungo i bordi rappresenta la naturale prosecuzione del discorso iniziato con Stanze, e contemporaneamente ne costituisce il completamento, oltreché un punto d'arrivo. La musica, smussate certe asperità, è ora maggiormente evocativa, più vicina all'idea di art-rock nel senso migliore del termine. I suoni sono più cesellati, le due chitarre sono meno noise, e più inclini a eleganti fraseggi, senza dimenticare la tensione e la drammaticità, al contrario ora più definite, più profonde. Musicalmente si può definire la loro formula come una sorta di post-rock, intendendo con ciò la precisa rinuncia a una forma-canzone ben definita (compresa di ponte, ritornello e così via), in favore di fraseggi chitarristici che sono l'ossatura del pezzo, e definiscono anche le linee melodiche, coadiuvate talvolta dal basso, e con la batteria che usa svariati ritmi, mai particolarmente veloci e molto curati in sede di produzione. Il basso in alcuni brani è lasciato a Franco Cristaldi, amico e collaboratore di Fausto Rossi, e il contributo si sente, con note corpose e di appoggio alla chitarra.
Lungo i bordi è senz'altro migliore di Stanze: persa per strada un poco di foga, qui la musica si fa più incisiva e particolareggiata, e i testi, già eccellenti nel debutto, assumono sfumature ancora più raffinate e incisive. Per comprendere la portata dell'opera basta ascoltare in rapida successione il formidabile trittico iniziale, che mostra la maturazione avvenuta. Apre il disco "Il primo dio", appassionata elegia dedicata alla figura del poeta misconosciuto Emanuel Carnevali, idolo di Clementi e figura tragica e romantica. Clementi spazza via con forza ogni possibile retorica ed è commovente e abbacinante la maniera con cui tratteggia la sfortunata esistenza dell'uomo e magnifica al tempo stesso la sua arte: "Dire qualcosa mentre si è rapiti dall'uragano, ecco l'unico fatto che possa compensare di non essere io l'uragano...". Anche Rimbaud viene citato e omaggiato, esempio, come Carnevali, di esistenza totalmente bruciata al fuoco del proprio talento. Segue a questo brano "Il tempo scorre lungo i bordi": qui la musica è lenta, minacciosa e inquietante, e Clementi parla di due persone, il cui legame è prosciugato dal tempo che passa, che lascia solo la polvere; il brano ha a un certo punto un'improvvisa accelerazione, come se la tensione accumulata dovesse per forza esplodere… e infatti esplode, trascinando via ogni cosa, e lasciando solo rammarico e frustrazione. Infine, chiude il trittico la sensazionale "Inverno '85", uno dei migliori parti di Clementi e del gruppo tutto: un fraseggio insistito di chitarra e la batteria a ritmo di marcia ci guidano nella rievocazione di pomeriggi passati a cercare il senso di un'adolescenza tormentata attraverso l'ascolto ossessivo di una canzone, "Wicked Gravity" di Jim Carroll, qualcosa che è capitato a tutti, e qui viene mostrato in tutta la sua forza espressiva. È qui che si raggiunge l'acme del disco, in particolare quando Clementi ruba e fa sua definitivamente la frase di Jim Carroll "mi sento come il soffitto di una chiesa bombardata", che cade pesante come un macigno, toccante e rabbiosa. Per il resto, si esplorano altre visioni cupe e desolate: si passa dall'iperrealismo di "Pizza Express", all'ennesimo sfogo di malessere che avviene con "Nessun ricordo", senza dimenticare altri due brani notevolissimi; il primo è "Meglio di uno specchio", un treno lanciato a tutta velocità sul filo di una spietata analisi di coppia, e l'altro la conclusiva "Ravenna", curioso e dolente affresco sull'inadeguatezza di sé. Da notare, tra i collaboratori in questo e altri pezzi, la presenza di Manuel Giannini, già produttore del primo disco nonché fondatore del gruppo di avant-rock concettuale Starfuckers.

Lungo i bordi è una lucidissima e dolorosa analisi di eventi e raffigurazioni apparentemente senza importanza, scavati chirurgicamente in modo da portare alla luce il malessere e il vuoto di tante vite; è un disco fondamentale per il rock italiano, ancorché isolato e quasi irraggiungibile nella sua cruda bellezza.

From here to nowhere

Se "Cinque strade" era un passaggio di testimone dal primo al secondo disco, "Da qui", breve intermezzo di chitarra e voce presente in Lungo i bordi, rappresenta il trait d'union tra questo e il nuovo lavoro del gruppo, che esce nel 1997 e riprende il nome proprio dal pezzo in questione. Prima dell'uscita del disco una notizia bomba aveva mandato in sollucchero i fan del gruppo: nientepopodimeno che sua maestà John Cale, sì, proprio lui, si era proposto per il nuovo lavoro. Poi, come si dice, i sogni muoiono all'alba, e il progetto è sfumato: Clementi e compagni hanno spiegato che si trattava perlopiù di problemi di natura economica, come ad esempio la richiesta di John Cale di lavorare a New York per la registrazione. È rimasto comunque l'attestato di stima, che dimostra la reale statura del gruppo e che si aggiunge alle altre soddisfazioni sinora raggiunte. La produzione viene affidata alle mani sapienti di Steve Piccolo e Kaba Kavazzuti, già collaboratori nel precedente lavoro, con ottimi risultati. Nel frattempo al gruppo si è aggiunto un altro membro, Metello Orsini. Ora sono tre le chitarre presenti, ma il lavoro di cesello è tale che anziché ottenere un "wall of sound", le trame diventano rarefatte e nitide, con la chitarra solista che spesso e volentieri disegna assoli liquidi e dilatati.

Si percepisce un cambio di atmosfera notevole, rispetto all'aggressività precedente. E infatti un sentimento indefinibile aleggia lungo tutto questo disco, un qualcosa di aleatorio che pervade le note e le parole di ogni singolo pezzo. Da qui è un unico vagare in brevi storie, narrazioni spesso compresse in brevi flash, dove la musica diventa quasi stasi, e le parole si posano lievi e chiare: è il caso di "Sotto il cielo" e "C'è questo stanotte". Altrove, come in "Manciuria", "Atto definitivo" o "Avvertimento", si avverte ancora la tensione che pervadeva il precedente lavoro; ma, come già detto, in questo caso il mood generale è omogeneo, non particolarmente cupo, ma non certo tranquillo; sembra quasi un diario di un trentenne in crisi esistenziale. In "La città morta", addirittura, si arriva quasi a sorridere, sentendo il resoconto della sfigatissima gita invernale del gruppo in una di quelle città che vivono solo d'estate, tipo Rimini o Riccione; scatta quasi istantaneo il ricordo di "Ravenna", del precedente lavoro.
In ogni caso le parole scelte sono quanto mai distanti dai canoni "giovanili", liberate dagli eccessi emotivi che caratterizzavano Stanze e Lungo i bordi, e ben supportate dalla musica elegante e precisa; se l'etichetta non fosse già utilizzata per un genere quanto mai distante, si potrebbe definire questo vero e proprio Rock Adulto, davvero. Con questo album i Massimo Volume arrivano a una sorta di perfezione formale impensabile sino a qualche anno prima; se Da qui non supera le vette del precedente, è solo perché è chiuso in un intransigente sistema interno, del quale bisogna accettare le premesse e condividerne il senso, esemplificato dalla bella frase di A. Jodorowski posta sul libretto interno: "Io allora comprendo che non è bene cercare la sicurezza, perché conduce alla morte. E che è meglio vivere nell'incerto". Pur essendo musicalmente più melodico, è un disco che concede poco o nulla a un ascolto disimpegnato, paradossalmente assai più che con i precedenti, forse più assimilabili con le loro furibonde rappresaglie sonore. Lo stesso Clementi lo presenterà come il disco più ostico inciso dal gruppo.
Detto già di alcuni brani, restano ancora da citare la splendida, trascinante "Sul Viking Express", che esprime un senso di spaesamento tangibile; la delicata e dolente "Qualcosa sulla vita", che si adagia su parole mai così ben recitate, e chiude in toni più speranzosi del solito. E ancora "Manhattan di notte", notturna riflessione filosofica con un testo da antologia; strepitosa la progressione dei versi "Non c'è nessuno dentro queste stanze illuminate/dentro questo poster 'Manhattan Di Notte'/che nasconde l'interno della cucina di un ristorante cinese". Infine "Stagioni", che chiude l'album in modo inaspettato: un brano trascinante, epico, l'ennesimo ricordo trasfigurato che si incendia alla fine, come a voler dissolvere in una volta la tensione accumulata sotterraneamente. Un epilogo davvero importante, degno suggello di un album ancora una volta eccellente.

Il primo di(sc)o

L'uscita di Da qui deve aver rappresentato, per i Massimo Volume, una sorta di vicolo cieco: la loro proposta musicale era stata abbondantemente esplorata dal gruppo, anche in virtù delle limitazioni autoimposte, come la scelta di suonare quasi solo rock chitarristico, l'uso del recitato, il tipo di testi usati. Per il nuovo lavoro, dunque, il gruppo decide di affidarsi alle mani di Manuel Agnelli, il già citato cantante e leader degli Afterhours, nonché vera e propria eminenza grigia del rock made in Italy degli ultimi anni, oltre che per il suo ruolo di produttore (Scisma, Pitch e Cristina Donà), anche come organizzatore del festival di musica rock italiana Tora! Tora!. Manuel Agnelli è legato da profonda amicizia a Emidio Clementi: insieme faranno un viaggio in India, e collaboreranno alla realizzazione di un tour a due, gli Agnelli Clementi. Tutto questo per dire che l'uomo sembra proprio il personaggio adatto per ampliare il raggio d'azione del gruppo, sia dal punto di vista musicale, sia da quello delle vendite, che a dispetto del grande entusiasmo sin qui raccolto, sono state alquanto mediocri.
Club privé, questo il titolo dell'ultimo parto dei Massimo Volume, si presenta quindi con una serie di novità sostanziali. Per cominciare, l'ennesimo cambio di formazione: dopo sette anni di onorata carriera, Gabriele Ceci decide di lasciare il gruppo, per dedicarsi a progetti personali. Emidio Clementi tenta la via del canto: nel disco due o tre pezzi lo vedono modulare la sua voce incerta. Infine, l'austero rock chitarristico viene ampliato a nuove suggestioni, grazie agli effetti di produzione di Manuel Agnelli: il disco suona molto più variegato, Vittoria ha ritmi più leggeri, diversificati, mentre Emidio vira un poco il suo solito registro stilistico, affrontando, oltre l'autobiografismo letterario, anche una visione dell'amore meno disperata, seppure non troppo ottimista. Ma il risultato finale, spiace dirlo, appare debole e non così riuscito come era lecito aspettarsi. Club Privé è un disco che nasce stanco, per citare un pezzo dell'album tra quelli meno riusciti. Cosa non funziona in effetti? Per esempio, si affaccia per la prima volta un poco di manierismo, una riutilizzazione non ispirata di alcuni codici che altrove avevano dato risultati così brillanti, i testi non sono più così incisivi, forse per l'avvicinamento a una forma canzone maggiormente canonica, e anche il cantato di Emidio non scuote molto, al di là del risultato non esaltante (e comprensibile). Non è un disco brutto, sia ben chiaro: manca però quella formidabile compattezza che aveva legato i tre lavori precedenti: non c'è né l'ardore del primo, né l'analisi spietata del secondo, né l'omogeneità e l'alterità (anzi, l'austerità) del terzo. Ci sono alcuni bei spunti, certo; per esempio l'iniziale "Pondicherry", che procede lieve con i controcanti, la batteria a ritmo dispari e la voce che disegna un rapporto nelle sue contraddizioni, nelle sue possibilità e impossibilità. Oppure "Avevi ragione", che è malinconica e soffusa come le lucine dell'albero di Natale, osservate dopo che Natale è passato. Sofferta e dolce. Ancora, il bizzarro esperimento di "Il tuo corpo affamato", forse la cosa più "pop" mai scritta dai Massimo Volume, l'ossessiva "Privé", che si basa su una ritmica martellante e sulla ripetizione continua della frase "Io non ho speranza, ma credo nella cura", e il lungo mantra "Dopo che".

Sia come sia, Club privé assume col tempo il carattere di lavoro di transizione, necessario anche nella riuscita non perfetta… Invece, dopo le tournée di rito, con l'accompagnamento di altri due chitarristi, Marcella Riccardi e Dario Parisini, che sostituiscono Metello Orsini, e dopo la realizzazione della colonna sonora per il film "Almost Blue", assemblata mischiando vecchi pezzi e nuovi strumentali, buona solo per completisti, dopo tutto questo, accade che nel gennaio 2002 il gruppo, con uno scarno comunicato sul suo sito ufficiale, annuncia il proprio scioglimento.
È un brutto colpo, ovviamente: il gruppo avrebbe sicuramente potuto offrire ancora molto e non aveva sbagliato quasi nulla; per altri versi, invece, lo scioglimento è stato opportuno, avvenendo prima che i rapporti personali degenerassero, e la musica ne risentisse. Ma lo sconforto è grande, per la chiusura di un'esperienza tra le più originali e sincere udite in Italia, e non soltanto negli anni 90. Originali, appunto: la loro strada non è stata percorsa da altri gruppi, perché troppo personale e disegnata sulle spalle dei suoi artefici. Chi avesse seguito le medesime tracce avrebbe miseramente fallito, non avendo l'efficacia delle liriche di Clementi e la grande capacità del gruppo di costruire attorno a lui quei suoni così penetranti e adatti. Difatti, solo attorno al 2004 il nome dei Massimo Volume è stato di nuovo accostato a un altro gruppo. Ci si riferisce ovviamente agli Offlaga Disco Pax, sgangherato e irresistibile combo dove si usa il recitato in un contesto più ironico anche musicalmente, ma anche qui attento al peso delle parole, che costruiscono un piccolo mondo idealizzato a base di nostalgie adolescenziali anni 80, Cccp (nel senso di gruppo) e Pci (nel senso di partito politico). Non è una vera e propria influenza, bensì una riutilizzazione efficace di quel modus.

Dopo che le strade si sono divise, i membri hanno proseguito la carriera con altri gruppi. Emidio, con Dario Parisini, ha tirato su un nuovo progetto, gli El Muniria, il cui debutto del 2004, "Stanza 218", è stato incoraggiante, mischiando l'elettronica al consueto reading; inoltre, da anni egli ha una carriera parallela come scrittore, avendo già pubblicato tre romanzi e una raccolta di racconti, alcuni dei quali musicati su Da qui.
Vittoria Burattini si è unita al gruppo Franklin Delano tra il 2004 e il 2005, dopodiché ha lasciato. Egle, dal canto suo, ha suonato con gli Ulan Bator, fa parte dell'interessante label Unhip Records, e ha debuttato da solista con Legno (2007). Alla fine la storia, pur con altri nomi, continua.

martedì 14 ottobre 2008

DisinCANTO

Il mio atteggiamento verso le cose di questo mondo cambia continuamente, e i miei interrogativi sono sempre più presenti, più ricchi. La mia entrata nella società, nel mondo adulto è stata molto graduale, anzi è un processo ancora in corso, caratterizzato da un'evoluzione involontaria nutrita di continui confronti con la realtà (che spesso sono muri in faccia) e di interrogativi.
Prima era l'assoluto distacco, per me vivere nella società era starci solo con i piedi sopra, ma con la testa ero altrove, e non permettevo molto che qualcuno mi ci facesse entrare a forza; c'ero e non c'ero. Era più presente per me il sogno, la visione, la fuga, la ricerca dell'alternativa a tutto questo sistema, di cui non conoscevo bene le regole, ma a naso non mi piaceva, non mi attraeva.
Poi, nel bene o nel male, un pò ci sono dovuta entrare e ho cominciato a fare una dura selezione (questo sì, questo assolutamente no, questo sì sì sì, fa per me) e ho cominciato ad accettare qualcosa, mentre rifiutavo assolutamente tutto il resto, ciò che mi respingeva perchè io volevo starne fuori. Così mi sono costruita intorno la mia piccola cerchia di eletti con cui condividere le mie scelte, fatte col cuore e ho trovato, o almeno ho creduto di trovare, la mia alternativa.
In questa ricerca, premetto, ho seguito il mio istinto, ciò che mi corrispondeva; avevo una naturale predisposizione a ciò che che era sovversivo, i luoghi, la musica, le persone che volevo frequentare e che poi ho scelto come eletti del mio piccolo mondo, mi rappresentavano. Ma sapevo che sarebbe finita prima o poi, cioè che sarei dovuta uscire dal guscio e affrontare tutto ciò che non mi piaceva, prima o poi, anche se mi dicevo sempre: non riuciranno a cambiarmi, conserverò le mie idee e il mio entusiasmo, la mia predilezione verso il rifiuto e la rabbia, la mia scelta di critica, la mia soggettività unica.
Alcuni anni sono passati e mi sono confrontata con diverse realtà, sono consapevole di essere solo all'inizio, ma le esperienze che ho fatto fino adesso sono state utili, mi hanno permesso di riflettere, di uscire dal guscio, conservando , anzi rafforzando me stessa e le mie sensazioni. Sono decisamente più aperta all'esterno e allo stesso tempo sono molto più disincantata di prima, adesso ho i piedi a terra, ma l'atteggiamento di critica e la scelta di un' alternativa sono ancora presenti.
L'interrogativo che si pone è questo: si deve accettare la realtà senza nascondersi nell'insicurezza della sovversione alle regole? Oppure è possibile utilizzare questa sovversione, per avere un occhio più obiettivo e non farsi troppo fregare da tutto ciò con cui inevitabilmente ci si deve scontrare?
La fuga non è più un rimedio ma la rabbia, la ricerca dell'alternativa si ripresentano con argomenti nuovi e forse meno idealisti e più cinici, meno campati in aria e più radicati nel reale, meno distruttivi verso se stessi e più costruttivi, o al massimo de-costruttivi.
Ecco cosa sto facendo di anno in anno, sto de-costruendo, sto rimescolando e cercando nuove soluzioni con la personalità che mi ritrovo e che è frutto di tutto ciò di cui ho parlato, frutto del mio fantasticare, del mio urlare contro, del mio emozionarmi.
Ogni anno porta con sè un nuovo disincanto, ma di una cosa sono soddisfatta: che ogni anno penso di essere contenta di non essere quella dell'anno precedente. E non è poco.

venerdì 10 ottobre 2008

Strano caso del destino

Stamattina mi sono svegliata, e sono stata bombardata.

giovedì 9 ottobre 2008

Dissacrata




"Mi sento come il soffitto di una chiesa bombardata"

Jim Carrol

mercoledì 8 ottobre 2008

Paolo Benvegnù: UN UOMO, UN MITO!

"Se esistiamo, esistiamo in relazione agli altri"
Paolo Benvegnù (venerdì sera nel suo studio..)

sabato 4 ottobre 2008

Chi sei tuuuuu? Parte seconda



C'è una caratteristica di me che non sempre svelo, ma è radicata nel mio profondo, anche se si riferisce al mio rapporto con l'esterno, con gli altri.
Spesso mi capita, indipendentemente da dove sono, da con chi sono, da quale vita sto vivendo, dalle persone che mi circondano in quel momento, di sentirmi incompresa. Di sentire che gli altri non riescano ad afferrere la mia essenza, chi sono.
Qualche giorno fa mi sono detta: Neanche io posso sapere chi sono, perchè nello spazio di esperienza in cui noi uomini moderni viviamo, l'incertezza fa da padrona e non possiamo mai veramente definire chi siamo, ed è proprio questa incertezza che ci spinge a cercare continuamente, disperatamente di trovare noi stessi.
Però ci sono alcuni momenti in cui senti te stesso, ossia, non è che ti puoi spiegare, trovare definizioni (è bello ma alquanto inutile in fondo), semplicemente ti senti, ma questo non significa che ti sei trovato, no? Cioè è come se stessi facendo una caccia al tesoro e ad un certo punto senti la presenza di ciò che stai cercando, l'odore, la luce, qualche sensazione che ti può indicare la strada, ma può anche farti perdere.
In quei momenti io mi sento e, all'interno di quei momenti, a volte, sento di non essere capita, veramente, profondamente, da alcune persone che mi dimostrano affetto vero, sincero. Sento cioè che non hanno colto la stessa essenza che io sento in me...so che è un concetto astruso, ma lo spiegherei così, anzi è così.
Non so perchè, e cosa significa, forse che non sono sempre aperta agli altri...però a volte (e lì è meraviglioso) ho la sensazione opposta, cioè di essere capita, anche per poco, per brevi momenti dalle stesse persone o da altre, nello stesso momento o in momenti diversi. Ed è bello, ma passeggero e quindi non posso che ritenerle sensazioni soggettive, dovute a un mio particolare stato d'animo del momento, alle mie aspettative...ma più provo a trovare delle motivazioni, più mi perdo per la strada..
Sono come Alice, persa nel labirinto delle identità, in un sogno contorto in cui ogni momento tu cambi e non ti riconosci più e anche il paesaggio che ti circonda, comprese le persone che ci vivono e parlano, che sono con te in quel momento, a un certo punto diventano irriconoscibili, straniere, e una barriera sottile compare tra te e il mondo, e forse quella barriera è proprio la superficie dello specchio che separa te dalla tua personale visione di te.

venerdì 3 ottobre 2008

Autunno sognante



Stamattina piove, e io non volevo proprio alzarmi dal letto...alla fine mi sono sforzata, perchè devo studiare, ma devo dirlo, è un sacrificio enorme..perchè starsene lì, sotto le coperte, col silenzio, il lieve rumore della pioggia è una cosa bellissima, rilassante al massimo, te ne stai lì, a pensare ai sogni che hai appena fatto..ho sognato lui, e dopo colazione lui mi ha chiamata...starsene lì, a coccolarsi, è la cosa più dolce, dormire, pensare, sognare...io l'ho sempre detto e sempre lo dirò..cosa c'è di più bello?...
Arriva l'autunno con passo veloce..e io sogno giornate afose al mare...che strano, ho incontrato volti di questa estate, insieme a quelli che mi aspettavano, ho sentito addirittura il calore del sole sulla pelle e il sudore sul tuo viso. La cosa importante è che uno dei due , alla fine, è uscito di scena e siamo rimasti noi due, a parlare.....

mercoledì 1 ottobre 2008

Indefinibili parti di noi. Una nuova storia.


A volte ci svegliamo la mattina con umore veramente nero, non c'è che dire....sono stata troppo pessimista e ho sbagliato le mie valutazioni. Non ha senso fuggire, quando il sorriso mi è tornato così forte e vero. Voglio solo concludere questo periodo così stressante, dare l'ultimo esame, finalmente...e respirare un pò, stare bene, non farmi mangiare dalle paure e dalle insicurezze..accidenti! Avevo bisogno di conferme? Era questo, era l'input? Forse sì, ma adesso non intendo fuggire, perchè non ce n'è motivo, perchè neanche io posso sapere chi sono, perchè ricostruiamo il senso della nostra esistenza continuamente, perchè ci raccontiamo sempre nuove storie, ma non sono bugie, è il nostro tentativo di dare forma a ciò che ci sfugge sempre, che non si lascia definire, nè spiegare. Possiamo solo raccontare parti di noi, ogni mattina possiamo inventare un nuovo modo di sentire chi siamo e stamani voglio raccontare una storia profonda e remota e metto in campo il passato, e metto in campo i sogni e il desiderio di andare via, da qualche parte, anche se per pochi giorni, insieme a te.

domenica 28 settembre 2008

Quello che non c'è








Ho questa foto di pura gioia
è di un bambino con la sua pistola
che spara dritto davanti a sè
a quello che non c'è


Ho perso il gusto, non ha sapore
quest'alito di angelo che mi lecca il cuore
Ma credo di camminare sull'acqua e
su quello che non c'è

Arriva l'alba o forse no
a volte ciò che sembra alba non è
Ma so che so camminare dritto sull'acqua e
su quello che non c'è

Rivuoi la scelta, rivuoi il controllo
rivoglo le mie ali nere, il mio mantello
la chiave della felicità è la disobbedienza in sè
a quello che non c'è

Perciò io maledico il modo in cui sono fatto
il mio modo di morire sano e salvo dove m'attacco
il mio modo vigliacco di restare sperando che ci sia
quello che non c'è

Curo le foglie, saranno forti
se riesco ad ignorare che gli alberi son morti
ma questo è camminare dritto sull'acqua e
su quello che non c'è

Ed ecco arriva l'alba so che è qui per me
meraviglioso come a volte ciò che sembra non è
fottendosi da sè, fottendomi da me
per quello che non c'è.

Manuel Agnelli

giovedì 25 settembre 2008

Settembre (Sangiorgi - Donà)

è tempo di imparare a guardare
è tempo di ripulire il pensiero
è tempo di dominare il fuoco
è tempo di ascoltare davvero
è tempo di imparare a cadere
è tempo di rinunciare al veleno

tu lo sapevi che nessuna gioia nasce senza un dolore
basta solo farlo guarire, basta solo lasciarlo entrare.....

Cristina Donà

Freddo



Sento
come un avvertimento,
l’immobilità
nel respiro del cielo
si fa oscura e presaga
di un silenzio beato
che apre il cuore
e fa uscire il veleno.

Plumbeo scenario
e terra spettatrice
dalla lunga attesa giunge un sospiro…

e brividi sulla pelle
brividi sulla mia pelle.

Voglio tornare a sentire
l’inverno nel mio cuore
come le tue braccia affamate
che cercano una luce.

Le terrò ferme
sopra il mio gelo
come colombe bianche
sull’asfalto.

Voglio tornare ad abbracciare
l’inverno nel mio cuore

e brividi sulla pelle
brividi sulla tua pelle.


E.M. (Autunno 2006)

mercoledì 24 settembre 2008

Bjork - Hidden Place

questa è una canzone del mio album preferito in assoluto: Vespertine di Bjork, perchè è quello che più mi rappresenta....

....noi andiamo in un luogo nascosto, noi andiamo in un luogo nascosto....

IO SONO UN LUOGO NASCOSTO...

Björk - Cvalda

A tutti i lavoratori:
Quando la vita si fa dura, possiamo sempre rifugiarci nella fantasia, sognare ad occhi aperti e tutto diventa musica!

lunedì 22 settembre 2008

Aurora boreale



Come vorrei
tornare a sentire
totalmente
caparbiamente
oltre tutto
in un mondo altrove
eri la mia
aurora boreale
il sogno più vero
e più reale
eri tutta la verità
ogni giorno
dentro di me
respiravo il tuo viso
come un saluto divino.

venerdì 19 settembre 2008

w schopenhauer



w schopenhauer!!!!!!!!ho preso 29 all'esame di filosofiaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa
che grande

martedì 16 settembre 2008

Riflessi di Madre Natura



“ Quasi sempre a lei riesce, ogni volta che si riveli d’un tratto al nostro occhio, sia pure per qualche istante, di strapparci alla soggettività, alla schiavitù del volere, e trasportarci nello stato del puro conoscere. Perciò anche chi sia tormentato da passioni o bisogno o affanno, è da un solo libero sguardo, ch’egli getti sulla natura, così improvvisamente confortato, rallegrato e sollevato: la tempesta delle passioni, l’ansia del desiderio e del timore, ed ogni tormento del volere sono allora d’un tratto placati istantaneamente in maniera meravigliosa. Imperocchè nell’istante in cui noi, liberati dal volere, ci siamo abbandonati al puro conoscere senza più volontà, siamo come trasportati in un altro mondo, dove tutto ciò che commuove la nostra volontà e quindi sì forte ci scuote, più non esiste. Quella liberazione della conoscenza ci trae fuori da tutto, tanto e sì appieno, quanto il sonno e il sogno: felicità e infelicità sono svanite: non siamo più individuo, che è obliato, non siamo più che puro soggetto della conoscenza: non esistiamo più se non come l’unico occhio del mondo”.

Arthur Schopenhauer Il mondo come volontà e rappresentazione

lunedì 15 settembre 2008

John Coltrane - A Love Supreme Part 1

Tutto è Amore Supremo. Se vuoi vederlo, se sta dentro di te. In me c'è un esplosione di vita, ci sono i fiori, il sole, le cascate, tutti i colori, la neve, il respiro delle onde.Dentro di me c'è voglia di vivere!!!!!E di svegliarmi, di ridere di tutto, di lasciarmi andare, di non aver paura, non aver paura!!!!Le case, le strade, i sorrisi, i bianchi, i neri, i cani, i gatti, i bambini, le sciarpe, i cappelli, la pioggia sui tetti.Il mare e la voglia di scappare, correre,sempre più forte, salire in cima a una montagna, gridare:"Libertà!!!!!!". E' questa la felicità, è qui, è dentro di me!

domenica 14 settembre 2008

Regina d'Inverno.



Stamattina sono qui, in salotto, al computer, c'è un grande silenzio, ho sentito una canzone dei Kings of Convenience, e intorno ho percepito una sensazione strana, come un'aria di inverno, preziosa, rarefatta, che mi ha riportato a momenti, luoghi, verità. Ogni anno ormai sento l'arrivo dell'inverno (anche dai suoi lontanissimi passi) come una nascita dilagante nel mio cuore....non si può spiegare. E' come se improvvisamente tornassi in uno stato di congelamento felice, l'aria fresca mi stuzzica la mente, il cuore sembra sull'orlo di esplodere. E' qualcosa che non decido, che viene da sè, è una sensazione di montagne, di neve, di spazi, di libertà. Ed io lo percepisco oggi, per la prima volta, dal fresco che alita sulla mia tastiera. E attendo il suo arrivo. L'arrivo del mio Re, perchè io, ormai lo so, l'ho capito, sono la sua Regina.

venerdì 12 settembre 2008

DORMIRE E' STARE SOTTO LA BARCA DELLA NOTTE

Ore 2.49 Vado a letto. Adoro dormire. E questa...sarà una notte che scivola via.....

Giovanni Allevi - Il Bacio (live)

Baciarti

è come toccare un fiore

che ho atteso sbocciare

tutto l'inverno



il segreto della nostra pelle

è un delicato senso di addio

che trema un attimo poi se ne va.



Ti amo

come qualcosa d'antico

come l'odore dorato dei tempi andati

come le carrozze,

le strade di ricordi

dove gli amanti stringevano

sogni.



Sono stanca

di pensare

il mio cuore antico

chiede quello

che vuol dare



ma in fondo cosa rimane

tra i nostri sguardi disorientati



la verità antica delle mie parole

come le carrozze le strade



di ricordi.

E.M. Febbraio '08

Giovanni Allevi - Back to life

Gocce di pioggia
Non so cosa cerco
sospiro

La seduzione delle nuvole



Dopo tantissimi giorni.....pioggia. Gioia inaspettata!... mi riporta a casa.

Pensavo anche alla piccola Amelìe sotto la pioggia:
"Cercavo di tenere gli occhi aperti per guardare il nemico in faccia. Era di una bellezza stupefacente. Non ero contenta di sapere che, prima o poi, avrebbe finito col perdere. In quel duello avevo scelto da che parte stare: mi ero venduta all'avversario. Anche se abitavo sulla terra, facevo il tifo per le nuvole: erano così seducenti. Per loro, non esiterei a tradire".

Amelìe Nothomb, Metafisica dei tubi

Settembre da wonderwoman




Settembre caldo, settembre afoso, settembre pieno di impegni, di scadenze, di attese, di prospettive. Settembre alla ricerca di equilibri, nella rincorsa del tempo, dei giorni, delle ore, settembre con la voglia di uscire la sera e divertirsi, settembre ingenuo e forse ancora pensi che sia estate, settembre foglie gialle verdi gialle, e non hai tempo, e non hai voglia di fermarti, di riflettere, perchè devi andare avanti, adesso e risolvere tutto ciò che era rimasto in sospeso, tutto insieme, tutto in una volta: esami, lavoro, amore, amicizia. E' tutto un girare e rincorrere in questi giorni; la settimana si è conclusa, sono stanca ma soddisfatta del lavoro che ho fatto, dei sorrisi che ho regalato, delle speranze che che ho cercato di infondere negli altri, è quello che faccio, è ciò che mi piace, è ciò che sento di dovere e poter fare. Lo studio l'ho dovuto mettere da parte, ma - che gioia!- ho tutto il fine settimana per mettermi sotto...e così ancora e ancora fino alla fine degli esami, in una rincorsa continua...ho bisogno di fare stop. Ceno con un'amica anche stasera, e sento di poter respirare, e sento che ho voglia di svegliarmi la mattina, e sento di esistere perchè esisto per qualcuno e forse sono anche utile a qualcuno. Questo mi aggrada; è ciò che voglio fare nella mia vita.

giovedì 11 settembre 2008

mercoledì 10 settembre 2008

PUCCA AMOR VIOLENTO

Radiohead - Wolf At The Door (Live)

"Il compositore disvela l’intima essenza del mondo, in un linguaggio che la ragione di lui non intende: come una sonnambula magnetica dà rivelazione di cose, delle quali sveglia non ha concetto alcuno."

domenica 7 settembre 2008

Musica e verità

“ In tutta questa trattazione intorno alla musica mi sono sforzato di render chiaro, com’ella in un linguaggio universalissimo esprime l’essenza intima, l’in–sé del mondo, che noi, muovendo dalla sua manifestazione più limpida, significhiamo sotto il concetto di volontà; e l’esprima in maniera particolare, ossia con semplici suoni, con la massima determinatezza e verità. E d’altra parte, secondo io vedo e tendo, la filosofia non è se non compiuta, esatta riproduzione ed espressione dell’essenza del mondo, in concetti molto generali(…) Chi dunque mi ha seguito ed è penetrato nel mio pensiero, non mi troverà tanto paradossale, quando dico che, posto si potesse dare una spiegazione della musica, in tutto esatta, compiuta e addentrandosi nei particolari, ossia riprodurre estesamente in concetti ciò ch’ella esprime, questa sarebbe senz’altro una sufficiente riproduzione e spiegazione del mondo in concetti; oppur le equivarrebbe, e sarebbe così la vera filosofia.”

Arthur Schopenhauer
Il mondo come volontà e rappresentazione

venerdì 5 settembre 2008

Sfumature di blu

Buongiorno a "tulemond"! Stamattina mi sono alzata sentendomi meglio dopo tre giorni di malattia, non sono ancora riuscita a rientrare nella normalità, dopo le vacanze, il raffreddore, la febbre a 39, mal di gola allucinante e adesso ho 3 giorni per fare una tesina...ma! Ce la farò..per fortuna lunedì' a Prato è festa, così, dopo aver consegnato a firenze sono libera e la sera andrò a farmi una mega mangiata alla sagra più buona dell'anno, quella a Badia a Pacciana (il nome è tutto un programma..). Ovviamente sto cercando di perdere altro tempo prima di iniziare a combinare qualcosa, è la mia specialità! Ma mi sembrava doveroso riempire qualche riga dopo questa lunga assenza...ah..non è stata lunga? Neanche tre settimane? Pensavo di più....
Le vacanze ci volevano, sono state belle, piene e intense....difficile staccarsene, ma ho anche voglia di riprendere in mano tutto e dare delle svolte, andare avanti.
Stamani, anche se sono un pò frastornata, ho la fortuna di cominciare a provare quell'entusiasmo che nasce spontaneo dopo un periodo di malattia...ti senti pronto a spaccare il mondo, ma ancora sono deboluccia, lo devo ammettere...però forse il mio fisico mi ha dato dei segnali: "Ehi, non puoi rimetterti subito a studiare e lavorare! C'hai da riposare!!!" Infatti le mie belle vacanze sono state un pò distruttive ( e per questo divertenti) e un periodo di coma (se pur doloroso) mi ci voleva....il dolore a volte è catartico, la malattia è scoppiata proprio quando stavo cominciando a stressarmi in modo esagerato, e il corpo ha risposto.

Piesse: "la verità è una gran figata che abbiamo"....bella frase. Ma è davvero così? Mi piacerebbe che lo fosse....per me la verità è qualcosa che non si possiede, è come il mistero, l'arcano segreto della natura che non coglieremo mai, è lo smacco che ci tocca, perchè siamo limitati...possiamo vedere solo un piccolo arco del cerchio, ma forse hai ragione tu, amico, forse qualcuno riesce a vedere di più. Ma siamo uomini, cosa vuoi che siamo? Al massimo i poeti, i musicisti possono essere al servizio della verità.....ma dov'è, dove sta?....nelle onde di suoni, che ti portano via.......precipitare, affondare....nelle "sfumature di blu".......

Che voluttuosità e che finezza!
Una dolcezza infinita
ma una grigia severità
in mezzo a quei
bianchi pilastri
che segnavano come inferriate
l'impossibilità di giungere al confine del segreto....

Un'aria caliginosa
sovrastava i nostri pensieri
che proseguivano incuranti
nelle loro strade segnate.

E.M.

giovedì 4 settembre 2008

venerdì 15 agosto 2008

Felicità, da Il favoloso mondo di Amèlie

Ormai quasi più nessuno crede nell'amore romantico, e questo è un gran peccato. Sono circondata da persone disilluse, mentre io credo che sia l'ultima cosa rimasta da salvare. La dolcezza, solo la dolcezza vorrei.

A BOUT DE SOUFFLE

royksopp-what else is there

W la Norvegia!Prima o poi ti raggiungerò...

From Yesterday - 30 Seconds To Mars

Fico samurai!!!!

martedì 12 agosto 2008

Nuvole e postini

Stamani mi sono svegliata decisamente più in forze, con la spinta giusta per affrontare la giornata e la vita. - ehi! Non mi ferma nessuno! - e ho davvero intenzione di finire questa tesina di filosofia che sto rimandando da troppo tempo. Ecco quello che riesco a fare veramente bene: rimandare gli impegni, un giorno dopo l'altro, dopo l'altro, dopo l'altro....
Stamani sono uscita per fare colazione (forse il caffè di casa mi fa male, ho pensato) e il cielo era coperto da nuvole; questo, stranamaente, mi ha rallegrato, perchè c'era silenzio sulle strade e vicino al fiume, ed era fresco. Una camminata di mattina è la cosa migliore che possa capitare.
Finalmente ho trovato dei commenti sul mio blog (era ora..) e ha suonato due volte il postino (erano due postini diversi). Sicuramente, però, non è arrivato niente per me: al massimo qualche bolletta, pubblicità (C'era sempre un accenno al tempo..). Non si mandano più lettere, nessuno usa più il cartaceo per esprimere quello che sente, nessuno mi scrive più lettere d'amore. Non sono più adolescente. Eppure mi piacerebbe tanto riceverle ancora.
E le cartoline?Ricordate la gioia di quando tornavate dalle vostre (lunghe) vacanze e, con immensa gioia, aprivate la cassetta delle lettere per essere immersi da cartoline simpatiche e pittoresche?
I tempi sono cambiati, ma i postini continuano a suonare il campanello.
Agosto è speciale, soprattutto in questi giorni; è estremo in tutto, nel caldo , nella folla, nella solitudine. Il tempo si ferma. Ho voglia di partire e per fortuna lo farò tra due giorni. Andrò prima qui vicino, in fondo alla Toscana e poi giù, da sola, verso il tacco dello stivale. Non vedo l'ora di lasciare le mie pene e i miei dubbi quassù e andarmene in qualche posto caldo, vero, pieno di entusiasmo, che qui non c'è.

lunedì 11 agosto 2008

This morning

Questa mattina mi sono svegliata e, come al solito, ero più ottimista della sera precedente.
Questa mattina ho fatto colazione. Ho avuto mal di pancia.
Questa mattina sono tornate le ombre della nottata, tormentata da sogni. Di cigni, speranze, amore agognato.
Questa mattina ho la pancia infossata da un pugno di vuoto e di ansia.
Questa mattina non sto bene, non so se è un problema fisico, mentale o di cuore.
- Ma perchè?Non era tutto unito?

Questa mattina ti penso e ho paura.
Questa mattina ho voglia di piangere. Mi sembra una vita che non lo faccio.
Trattengo le lacrime come sull'orlo di un precipizio. Non mi riesce difficile. Anche se tutto , per un attimo, diventa appannato e vorrei sparire.

Non so se chiedere risposte, vorrei non farmi certe domande. Perchè so che sono inadeguate e vaghe.
Ma perchè mi sento la testa scoppiare?