sabato 26 aprile 2008

Com'è profondo il mare



Ci nascondiamo di notte
Per paura degli automobilisti
Degli inotipisti
Siamo i gatti neri
Siamo i pessimisti
Siamo i cattivi pensieri
E non abbiamo da mangiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Babbo, che eri un gran cacciatore
Di quaglie e di faggiani
Caccia via queste mosche
Che non mi fanno dormire
Che mi fanno arrabbiare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

E' inutile
Non c'è più lavoro
Non c'è più decoro
Dio o chi per lui
Sta cercando di dividerci
Di farci del male
Di farci annegare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Con la forza di un ricatto
L'uomo diventò qualcuno
Resuscitò anche i morti
Spalancò prigioni
Bloccò sei treni
Con relativi vagoni
Innalzò per un attimo il povero
Ad un ruolo difficile da mantenere
Poi lo lasciò cadere
A piangere e a urlare
Solo in mezzo al mare
Com'è profondo il mare

Poi da solo l'urlo
Diventò un tamburo
E il povero come un lampo
Nel cielo sicuro
Cominciò una guerra
Per conquistare
Quello scherzo di terra
Che il suo grande cuore
Doveva coltivare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Ma la terra
Gli fu portata via
Compresa quella rimasta addosso
Fu scaraventato
In un palazzo,in un fosso
Non ricordo bene
Poi una storia di catene
Bastonate
E chirurgia sperimentale
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Intanto un mistico
Forse un'aviatore
Inventò la commozione
E rimise d'accordo tutti
I belli con i brutti
Con qualche danno per i brutti
Che si videro consegnare
Un pezzo di specchio
Così da potersi guardare
Com'è profondo il mare
Com'è profondo il mare

Frattanto i pesci
Dai quali discendiamo tutti
Assistettero curiosi
Al dramma collettivo
Di questo mondo
Che a loro indubbiamente
Doveva sembrar cattivo
E cominciarono a pensare
Nel loro grande mare
Com'è profondo il mare
Nel loro grande mare
Com'è profondo il mare

E' chiaro
Che il pensiero dà fastidio
Anche se chi pensa
E' muto come un pesce
Anzi un pesce
E come pesce è difficile da bloccare
Perchè lo protegge il mare
Com'è profondo il mare

Certo
Chi comanda
Non è disposto a fare distinzioni poetiche
Il pensiero come l'oceano
Non lo puoi bloccare
Non lo puoi recintare
Così stanno bruciando il mare
Così stanno uccidendo il mare
Così stanno umiliando il mare
Così stanno piegando il mare
Lucio Dalla

lunedì 21 aprile 2008

Every night "Dilatazione" (io non ho speranza, io ho fede)



Ho atteso una settimana, mentre tu hai attraversato tutta l'Italia per portare la tua musica, per donare agli altri un pò di te. Ci siamo sentiti ogni giorno, in cui mi hai aggiornato sul tuo viaggio, sulle sensazioni avute sul palco, ogni sera diverso. Mi hai parlato, entusiasta, dell'accoglienza delle persone del sud e del loro modo di essere, così assurdo e allo stesso tempo sorprendentemente tenero, vero. Mi parlavi al telefono ed ho intravisto la vita in te, la suspance e il desiderio del ritorno, come un dolce presagio, chiarore abbagliante nella notte. Mi hai detto che questa volta tornerai davvero. Hai detto che durante questo viaggio hai vissuto momenti intensi, e c'era eccitazione nella tua voce. Non vedo l'ora di sentirla stasera, quando ti abbraccerò, spero di poterne sentire ancora l'odore e, dopo tanto tempo, perdermi in esso.

domenica 20 aprile 2008

Il principe Karu e la principessa Sotori



"-Nel sentiero d'amore in cui il principe ed io ci siamo inoltrati, - rispose la principessa Sotori- l'imparmanenza s'intesse con la stabilità come la luce con le tenebre. Proprio nel momento in cui le nostre anime e i nostri corpi si abbandonano a una veemente gioia, percepiamo con maggior forza la paura che uno di noi possa morire, e tutto finisca. Proprio nei momenti in cui più desideriamo l'eternità del nostro amore scorgiamo inquietanti, oscuri occhi che si spalancano nel fondo della terra.

Ci rimproverate di non credere all'amore: ebbene, vi fu un tempo in cui tentammo strenuamente di non credervi. Ma per quanto ci sforzassimo l'amore era lì, di fronte a noi. Nè per me nè per il principe v'era necessità di credere all'amore. Ma proprio per l'intensità del nostro sentimento tremavamo al pensiero che fosse effimero.

Grande imperatrice, come potrei dimenticare la notte in cui l'amore si pose tra il principe e me per non più lasciarci? Grazie ad esso fu più facile accettare il tempo in cui sopraggiunse la separazione, che, a somiglianza dell'amore, non ci abbandonò più. La separazione ci divenne giorno dopo giorno, notte dopo notte sempre più famigliare. Tra di noi vi furono sempre due sensali di nozze: l'amore e la separazione. Forse erano il medesimo essere, ma con due volti diversi.
E' colpa dell'amore se la separazione sembra così crudele, è grazie all'amore che una simile crudeltà diviene sopportabile.

Da quando ci siamo separati ho tentato di sopravvivere da sola, ma ora mi affretto a raggiungere il principe, per comprendere fino a che limite potremo, unendoci, sopportare la sofferenza.

- Per qual motivo si dovrebbe...- la interruppe l'imperatrice con aria perplessa - tentare di mettere alla prova l'amore? Non temete di sconvolgerlo?

- Soffriamo vanamente proprio perchè il nostro amore, per quanto lo si scuota, non viene mai spezzato. E' cresciuto in mezzo a noi, gli sono spuntati i rami e foglie, si sviluppa a dismisura impedendoci di ricevere i raggi del sole. Il nostro non è un amore che osservi con attenzione le campanule miste alle erbe dei prati. non fissa il suo sguardo, nè riesce a distoglierlo. Neppure il dio più nefasto potrtebbe seccare l'albero del nostro amore. A nulla varrebbero le sofferenze più atroci, gli impedimenti che dividono gli amanti dall'animo fiacco e che riescono a distruggere il loro sentimento."
Mishima Yukio, Il principe Karu e la principessa Sotori.

martedì 8 aprile 2008

Imprevisti (nell'oceano)



"Ci sono imprevisti fisici e imprevisti mentali. Ma la gente nega decisamente l'esistenza di questi ultimi: non se ne parla mai come motori dell'evoluzione. Eppure non c'è niente di più fondamentale, nel divenire umano, degli imprevisti mentali. L'imprevisto mentale è polvere entrata per caso nell'ostrica del cervello, nonostante la protezione delle valve chiuse della scatola cranica. Improvvisamente la sostanza molle che vive nel cuore del cranio è turbata, sconvolta, minacciata da questo corpo estraneo che si è infiltrato; l'ostrica, che vegetava in pace, fa scattare l'allarme e cerca di correre ai ripari. Inventa allora una sostanza meravigliosa, la madreperla, e ne riveste la particella intrusa per incorporarla. Crea così la perla."

Amélie Nothomb, Metafisica dei tubi. Foto di Chris Winget

domenica 6 aprile 2008

Hikmet




Mosca, 1962

Ti sei stancata di portare il mio peso
ti sei stancata delle mie mani
dei miei occhi della mia ombra

le mie parole erano incendi
le mie parole eran pozzi profondi

verrà un giorno improvvisamente
sentirai dentro di te
le orme dei miei passi
che si allontanano

e quel peso sarà il più grave.


Rubai, 1948

Il raggio è riempito di miele
i tuoi occhi son pieni di sole.
I tuoi occhi, mia rosa, saranno cenere
domani, e il miele continuerà
a riempire altri raggi.

Non mi fermo a rimpiangere i giorni passati
-salvo una certa notte d'estate-
e anche l'ultima luce dei miei occhi azzurri
ti annuncerà lieti giorni futuri.

Un giorno, madre natura dirà:"Mia creatura
hai già riso, hai già pianto abbastanza".
E di nuovo, immensa
sconfinata, ricomincerà
la vita, senza occhi, senza parola, senza
pensiero...


1948


In questa notte d'autunno
sono pieno delle tue parole
parole eterne come il tempo
come la materia
parole pesanti come la mano
scintillanti come le stelle.
Dalla tua testa dalla tua carne
dal tuo cuore
mi son giunte le tue parole cariche di te
le tue parole, madre
le tue parole, amore
le tue parole, amica.
Erano tristi, amare
erano allegre, piene di speranza
erano coraggiose, eroiche
le tue parole erano uomini.

Nazim Hikmet, Poesie d'amore

martedì 1 aprile 2008

Il ricordo di ieri




Quanto è fragile e forte
il tuo dolore,
io
posso intuirne solo una piccola goccia,
chiusa nella mia mano.

L’unica cosa che posso darti
è il mio petto su cui piangere.

Siamo tornati nel nostro posto
dove andavamo sempre
quando eravamo adolescenti
e il vento ci ha accompagnati, nel silenzio.
Il cielo era colmo di calici di luce grigia
e gli alberi ci salutavano
facendo l’inchino ad ogni passo.

Quando siamo arrivati
ci siamo abbracciati.

Al ritorno ti ho detto:
- Guarda gli alberi,
loro ti risponderanno –

Nella luce grigia della sera
io e te
sapevamo
quanto era fragile e forte
il ricordo di ieri.

Hachiko